The Master

L’ultima fatica registica di Paul Thomas Anderson, l’attesissimo The Master, purtroppo delude in parte le aspettative del pubblico vista la convinzione di trovarsi con ogni probabilità di fronte ad un capolavoro come “Il Petroliere”. La scelta è questa volta quella di analizzare il difficile universo delle sette religiose che negli ultimi anni, in particolar modo negli Stati Uniti con Scientology sopra le altre, hanno registrato un notevole incremento di adepti e quindi di finanziatori.

Come c’era da aspettarsi da un regista talentuoso come Anderson, dal punto di vista tecnico e puramente cinematografico The Master è perfettamente curato nei più intimi dettagli: fotografia, musica, scenografia e regia stessa si amalgamano tra loro alla perfezione così come la resa scenica dei due attori protagonisti che, sebbene rivestendo due ruoli completamente agli antipodi, danno prova di indubbio talento.

Tuttavia quello che sembra mancare all’interno di un film come The Master è quel tocco di originalità in più soprattutto in fase di sceneggiatura: se l’intento del regista è infatti quello di fra luce su quegli aspetti più intimistici che portano ai deliri di quanti vengono completamente assoggettati da sette di ogni genere e sorta, sembra mancare proprio il necessario ed articolato impianto narrativo che gli avrebbe permesso di compiere un ulteriore salto di qualità.

Nonostante non si configuri come un a pellicola di facile fruizione e mostri in alcuni casi le sue debolezze sceniche, The Master è sicuramente un film da non perdere grazie alla maestria del fare registico che lo compone in ogni sua singola parte.