titolo originale: Venuto al Mondo
nazione: Italia, Spagna, Croazia
anno: 2012
durata: 127'
genere: Drammatico
regia: Sergio Castellitto
cast: Penelope Cruz, Sergio Castellitto, Emile Hirsch, Mira Furlan, Jane Birkin, Isabelle Adriani, Adnan Haskovic, Pietro Castellitto
produzione: Medusa Film, Picomedia, Alien Produzioni, Telecinco Cinema, Mod Producciones, Ziva Produkcija
distribuzione: Medusa Film
sceneggiatura: Sergio Castellitto, Margaret Mazzantini
montaggio: Patrizio Marone
fotografia: Gianfilippo Corticelli
musiche: Eduardo Cruz
data di uscita: 08-11-2012
Sergio Castellitto torna ancora una volta sul grande schermo con una trasposizione cinematografica di un romanzo di Margaret Mazzantini: Venuto al Mondo si muove tra atmosfere intimistiche sullo sfondo della guerra civile serbo-bosniaca mettendo lo spettatore di fronte ad un dramma tanto individuale quanto collettivo.
Si tratta questa volta di un’opera molto più impegnata rispetto alle precedenti ma all’interno della quale Castellitto sembra smarrire il piglio registico necessario ad effettuare quel salto di genere capace di trasformare una straordinaria produzione letteraria in un’altrettanto straordinaria pellicola.
Le ottime interpretazioni del cast, all’interno del quale compare ancora una volta Penelope Cruz al fianco questa volta di Pietro Castellitto e Adnan Haskovic, fornisce indubbiamente il suo contribuito nella messa in scena dei dubbi, la disperazione e la speranza che sempre accompagnano i protagonisti ma il regista, anziché optare per quei particolari tagli e rivisitazioni che permettono di portare un libro al cinema, decide di riprodurre nella maniera più fedele possibile il narrato. Il risultato non è dei migliori ed è infatti evidente che con Venuto al Mondo Sergio Castellitto metta un po’ da parte la visione del cinema a cui finora aveva abituato il pubblico perdendo in sostanza originalità. Certo il film si segue con piacere ma, scegliendo di riportare al suo interno tutti i vari intrecci esistenziali, risulta infine una trasposizione che in sostanza sacrifica l’emozione intimistica.