titolo originale: Trainspotting
nazione: Regno Unito
anno: 1996
durata: 94'
genere: Drammatico
regia: Danny Boyle
cast: Ewan McGregor, Ewen Bremner, Jonny Lee Miller, Kevin McKidd, Robert Carlyle, Kelly Macdonald, Susan Vidler, Peter Mullan, Billy Riddoch, Pauline Lynch, Finlay Welsh, Irvine Welsh, Annie Louise Ross, Hugh Ross, Dale Winton, James Cosmo, Kate Donnelly, Victor Eadie, Vincent Friel, Shirley Henderson
produzione: Andrew Mac Donald
distribuzione: Medusa Film
sceneggiatura: John Hodge
montaggio: Masahiro Hirakubo
fotografia: Brian Tufano
musiche: Damon Albarn
Immorale, spietato e spiazzante Trainspotting è uno di quei film che ha dovuto incontrare le critiche di una società perbenista ma, prima di qualsiasi altra cosa, esso rappresenta non soltanto il cult di un’intera generazione ma, soprattutto, un punto di svolta cinematografico: per la prima volta la tossicodipendenza viene raccontata e rappresentata dal punto di vista del drogato, una lente d’ingrandimento si posa su giustificazioni, deliri, squilibri ed immancabili tragedie.
“Io ho scelto di non scegliere la vita” Trainspotting mostra la sua vera essenza sin dalle prime battute, il monologo che fa da incipit allo scorrere delle immagini catapulta di colpo lo spettatore nel mondo, e soprattutto nel cervello, di un tossicodipendente che mirabilmente tesse le lodi di una vita votata all’eroina.
Quando nel 1996 venne proiettato per la prima volta sui grandi schermi Trainspotting ebbe come risultato quello di scandalizzare i benpensanti per via della scelta del regista Danny Boyle di mostrare in tutta la sua cruenta realtà l’esistenza del tossicodipendente. In realtà la forza di un film come Trainspotting sta proprio in tale frangente: la vita di Mark e quella dei suoi amici procede alla deriva all’insegna dell’autodistruzione e viene fotografata nella sua essenza primaria.
Boyle e lo sceneggiatore John Hodge hanno svolto un lavoro impeccabile nel restituire sul grande schermo la vera essenza del romando a cui il film è ispirato, qui infatti la sensazione di disagio e disadattamento nei confronti della società riesce ad emergere così come il male di vivere che spinge i protagonisti alla deriva.
Dal punto di vista tecnico Trainspotting si presenta come un film ben curato e bilanciato: fotografia ed ambientazioni restituiscono proprio il degrado tanto fisico quando psichico, la regia e le particolari inquadrature sono funzionali alla riuscita dell’insieme e vale la pena di sottolineare la presenza di una straordinaria colonna sonora che passa da Iggy Pop a Lou Reed. Il giovane Ewan McGregor, qui impegnato a vestire i panni del protagonista Mark, dà prova delle sue grandi doti attoriali attraverso un’interpretazione impeccabile.
Lo sguardo di Trainspotting, e di conseguenza quello di Boyle, al terribile universo della tossicodipendenza vuole essere pura rappresentazione e riflessione, nessuna condanna emerge infatti dalla narrazione bensì quella che potremmo definire una presa di coscienza del punto di vista del drogato.