titolo originale: La Nave Dolce
nazione: Italia, Albania
anno: 2012
durata: 90'
genere: Documentario
regia: Daniele Vicari
cast: Eva Karafili, Agron Sula, Halim Milaqi, Kledi Kadiu, Robert Budina, Eduart Cota, Alia Ervis, Giuseppe Belviso, Nicola Montano, Domenico Stea
produzione: Indigo Film, Apulia Film Commission, Rai Cinema
distribuzione: Microcinema Distribuzione
sceneggiatura: Antonella Gaeta, Daniele Vicari, Benedetto Atria
montaggio: Benedetto Atria
fotografia: Gherardo Gossi
musiche: Teho Teardo
data di uscita: 08-11-2012
Dopo il successo di “Diaz – Non Pulire Questo Sangue” Daniele Vicari torna sul grande schermo proponendo un documentario che potremmo definire puro. L’attenzione si concentra questa volta sulla tragedia di ventimila albanesi che, credendo di trovare in Italia la terra promessa, nell’agosto del 1991 si sono imbarcati in fretta e furia sulla nave mercantile Vlora in direzione di Bari.
Attraverso il montaggio di immagini di repertorio, recuperate sia in Italia che in Albania, ed affiancate alla testimonianza di quanti hanno preso parte al viaggio della speranza, Vicari realizza un film che lascia lo spettatore libero di giungere alle proprie conclusioni. La Nave Dolce si compone proprio attraverso il fluire dei singoli racconti di coloro che, attraverso la televisione, erano arrivati alla creazione di un’idea ben precisa del mondo italico: una sorta di “America” ad un passo da casa propria. La memoria individuale si combina così alle immagini di repertorio che descrivono la tragedia e la disperazione di tutti coloro che, sotto il cocente sole d’agosto, hanno fatto il loro ingresso a Bari carichi di speranze e sogni.
Quanto emerge dal documentario La Nave Dolce non è tuttavia solo la disperazione di un popolo oppresso dalla dittatura che pur di riconquistare un briciolo di libertà decide di abbandonare tutto e tutti attraverso un vero e proprio salto nel buio ma, anche e soprattutto, la non encomiabile reazione delle nostre istituzioni allo sbarco. Il governo italia attua infatti il primo respingimento di massa della sua storia trasferendo i clandestini all’interno di uno stadio vuoto in attesa del rimpatrio: il sogno di molti sta ormai per svanire.