Diaz – Non pulire questo sangue

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Voto della redazione

titolo originale: Diaz - Don't clean up this bood

nazione: Italia

anno: 2012

durata: 127'

genere: Documentario Drammatico

regia:

cast: Claudio Santamaria, Elio Germano, Jennifer Ulrich, Monica Barladeanu, Sarah Marecek, Ralph Amoussou, Pietro Ragusa, Alessandro Roja, Jacopo Maria Bicocchi, Paolo Calabresi, Renato Scarpa, Mattia Sbragia, Davide Icopini, Fabrizio Rongione

produzione: Fandango, Le Pacte, Mandragora Movies

distribuzione: Fandango

sceneggiatura: D. Vicari, L. Paolucci, A. Bandinelli, E. Scaringi

montaggio: B. Atria

fotografia: G. Gossi

musiche: T. Teardo

data di uscita: 13-04-2012

Trama Diaz – Non pulire questo sangue

Il G8 di Genova sta per concludersi, è il 21 luglio 2001 e la città sta assistendo a violenti scontri tra forze dell'ordine e manifestanti ormai da giorni: il peggio deve ancora avvenire. All'interno del complesso scolastico Diaz-Pascoli, sede del Genoa Social Forum ed adibito per l’occasione a dormitorio, si trovano 93 persone quando, intorno alla mezzanotte, 400 poliziotti fanno irruzione: è il caos. Sebbene non trovino alcuna resistenza le forze dell'ordine ricorrono ad una violenza inaudita picchiando e massacrando i presenti che vengono poi portati nel carcere di Bolzaneto dove saranno torturati. I destini di giornalisti e giovani manifestanti sono adesso in balia di coloro che li hanno tratti in arresto con l'accusa associazione a delinquere finalizzata alla devastazione e al saccheggio.

Recensione Diaz – Non pulire questo sangue

La più grave sospensione dei diritti democratici in un Paese occidentale dopo la II Guerra Mondiale“. Queste le parole che Amnesty International ha utilizzato nel descrivere quanto accaduto a Genova nel corso del G8 riferendosi, in particolar modo, all’irruzione delle forze dell’ordine nel complesso scolastico Diaz-Pascoli ed al successivo trattamento, riservato nella caserma Bolzaneto, alle persone tratte in arresto. “Diaz – Non pulire questo sangue”, di Daniele Vicari, restituisce l’orrore di quei giorni attraverso una pellicola basata sugli atti del processo, ancora in corso, che vede una fedele ricostruzione della brutale violenza, follia e devastazione fisica e psicologia subita dai 93 che all’interno del complesso si trovavano.

La scelta del regista, tra l’altro perfettamente riuscita, è quella di restituire un quadro di quei giorni che permetta allo spettatore di non fossilizzarsi su di un’unica esistenza bensì immedesimarsi nei protagonisti di entrambe le parte: dai poliziotti a manifestanti. Proprio in virtù di tale auspicio, nessuno tra i molti ed affermati attori che hanno preso parte al film ricopre un ruolo principale: il risultato è la messinscena di un’opera corale che consente una fredda e lucida analisi della stessa follia umana guardata attraverso molteplici punti di vista.  La tensione crescente che inevitabilmente sfocia nel massacro genera nello spettatore non soltanto un senso di rabbia, sdegno ed inquietudine ma lo spinge alla riflessione chiedendosi in particolar modo quale sia il significato del termine democrazia in un paese che sembra averlo smarrito del tutto. Coloro che dovrebbero “proteggere e servire” si trasformano in carnefici, macellai il cui unico scopo sembra adesso quello di dare libero sfogo alle loro frustrazioni. Quello narrato da Daniele Vicari, attraverso un’opera che a tratti si presenta documentaristica vista la scelta di inerire al suo interno immagini di repertorio, potrebbe essere definito “l’orrore di Stato”, di uno Stato che ha abbandonato i suoi figli perpetrando il massacro tramite l’insabbiamento e la negazione di fatti di Genova. Diaz si presenta quindi come un film volto a salvare la memoria collettiva, a squarciare il velo di oblio caduto su di una vergogna che da undici anni di accompagna invitando ad una profonda riflessione sui diritti dell’uomo ed il potere di uno Stato.

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